giovedì 9 dicembre 2010

Bar Sport 3000

“Facebook è una piazza virtuale per presentare e difendere le proprie idee, soprattutto quando si accende il confronto politico” 
               Silvio Berlusconi


Facebook, Facebook, Facebook. Non solo è la parola più google-ata dell’anno, ma sta diventando anche una delle più citate nei discorsi tra amici, negli articoli giornalistici e nelle platee politiche,  una malattia incurabile che ormai ha contagiato tutti ( In Italia poi abbiamo il triste primato di essere quelli che nel mondo ci passano più ore giornaliere). Negli ultimi due anni il celeberrimo social network è diventato la più grande piattaforma politica di tutti i tempi, dove addirittura il Presidente degli Stati Uniti ha una pagina ufficiale costantemente attiva. Facebook non è più il salotto di amici che si tengono in contatto, si scambiano opinioni ed organizzano i fine settimana. Al contrario la creazione di Mark Zuckerberg  è diventata la nuova piazza italiana, si urla, si lanciano insulti e ci si schiera. È la nuova culla del razzismo, della xenofobia più becera e nuda, degli elogi ai peggiori dittatori europei del passato. E mentre nelle prime piattaforme online si entrava con nicknames, fantasmi, spettri dietro cui si poteva nascondere chiunque, e quindi un’identità alternativa, adesso tutto è cambiato. Adesso siamo lì con le nostre foto dell’ultima vacanza a Barcellona, a palesare il fatto che adoriamo l’Estathè e i Pan Di Stelle, o che preferiamo il pandoro al panettone, che ci piace stare ore sotto la doccia, che è meglio che Cassano se ne sia andato, tanto noi stiamo col presidente, e che le frasi di Fabio Volo  sembrano scritte apposta per noi... Probabilmente questa ostentazione di far sapere tutto di noi deriva anche da una mancanza di contatto visivo con l'interlocutore; parlare a quattrocchi con una persona, interloquire, toccarla o semplicemente articolare una frase, ci crea delle inibizioni perchè si ha paura della reazione dalla parte opposta,  e molte volte siamo costretti a dare ragione ad una persona solo perchè non vogliamo deluderla o evitare reazioni spiacevoli. Tutto questo su facebook manca, mancano i nostri freni inibitori che ci fanno essere più razionali,  e senza questi vomitiamo tutto quello che ci passa per la mente senza pensare che probabilmente deriva da una passione momentanea. Non è più mostrare le proprie opinioni ad amici e conoscenti, è un lanciare in faccia agli altri tutta la nostra vita privata, tutti i nostri vizi e gusti, le nostre idee, confuse e discordanti come non mai,  è diventata la chiacchiera sul piazzale della Chiesa alla fine della messa la domenica mattina, Facebook, da elitario e moderno, è diventata la nuova piazza del mercato, il Bar Sport del terzo millennio.

2 commenti:

  1. reale =/= da virtuale.

    adesso, io non ho facebook ma i gruppi penso siano giusti o comunque che si capisca la situazione.

    http://www.facebook.com/IlSecoloXIX/posts/216520595660

    http://www.facebook.com/note.php?note_id=183907081794

    comunque l'anno scorso a spezia grande sgomento per il gruppo "via gli zingari da spezia", nasce gruppo "no a via gli zingari da spezia", poi i due gruppi (gruppi che ampiamente sia da una parte che dall'altra superavano i 2000 membri) indicono contemporaneamente una manifestazione.

    i fascisti portano in piazza tipo 70 persone, gli antifascisti il solito centinaio (credo al 90% non facebook munito).

    la morale? internet è una bella (?) vetrina, ma poi in piazza il 99% dei facebookiani la faccia non ce la mette. la gente del bar sport 2000 la faccia ancora la metteva.

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  2. ciao ragazzi
    sono totalmente d'accordo con voi,ma al là delle giuste osservazioni sulla strana necessità di mettere in vetrina la propria vita,credo che ci sia qualcos'altro che mi sconcerta.
    da purista quale sono,il fatto che per i telegiornali facebook sia diventato una fonte di notizie è sia strano che preoccupante.
    vuol dire che la vita reale è diventate parallela alla "vita virtuale"?
    spero di no.

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