mercoledì 16 marzo 2011

Italia e Libia, nemici amici


Per capire il presente bisogna, sempre e comunque, guardare al passato. Dopo le recenti dichiarazioni del figlio del Raìs, (non quello che per poco e con poca fortuna giocò nel Perugia, tranquilli), vediamo come l’immagine del Bel paese sia di nuovo in un’ottica negativa agli occhi libici. Vediamo nell’ultimo secolo com’è andata la travagliata storia di amore-odio adatta più ad una soap opera che non alla politica internazionale.

1911 – La Libia, nota come “quarta sponda”, viene strappata al controllo ottomano e diventa colonia Italiana.
1921-31 – Le truppe del Gen. Graziani fanno più di 60mila vittime
1943 – La Gran Bretagna completa l’occupazione del paese strappandolo alle mani italiane
1951 – Il paese diventa ufficialmente indipendente
1956 – Trattato Italia-Inghilterra-Libia: l’Italia si impegnava a ripagare all’ex colonia i danni dell’occupazione e questa acconsenterà al passaggio di proprietà delle infrastrutture costruite dagli italiani in terra libica.
1969 – Gheddafi con un golpe militare si sostituisce a Re Idris
1970 – Espulsi dl paese oltre 20mila italiani, confiscati tutti i loro beni. Il 7 ottobre, giorno della cacciata dei nostri connazionali, viene celebrato come “Giorno della Vendetta”. In questo modo viene violato il trattato del ’56.
1986 – Il Presidente del Consiglio B. Craxi convince gli Stati Uniti a non bombardare la Libia. Gheddafi da ordine di colpire Lampedusa con due missili.
1988 – Accordo Dini-Mountasser: normalizzazione dei rapporti
Dalla Libia partono ogni giorno decine di migranti nordafricani diretti in Italia.
2003 – Berlusconi promette la costruzione di un ospedale di specialisti italiani in Libia (investimento di circa 60 milioni). Gheddafi oltre l’ospedale richiede la costruzione di un’autostrada. 
2004 – Durante una visita di Berlusconi in Libia Gheddafi cambia il nome del 7 ottobre, da “Giorno della Vendetta” a “Giorno dell’Amicizia”
2006 – Tensioni diplomatiche tra i due paesi a causa della maglietta con le vignette su maometto mostrata i TV dal Ministro Calderoli. Scontri a Bengasi di fronte al consolato italiano.
2007 – Sotto il Governo Prodi l’Italia cede sei motovedette a Tripoli per il controllo dell’emigrazione clandestina.
2008 – Trattato di Bengasi di Amicizia e Cooperazione. Questo comporta pesanti oneri finanziari per il nostro paese ( 5 miliardi di dollari come compensazione per l'occupazione militare).
2009 – Gheddafi si presenta a Roma per una visita di stato con appuntata sulla divisa una foto dell'eroe della resistenza libica antitaliana Omar al-Mukhtar.
2010 – le Motovedette date alla Libia nel 2007 sparano su un peschereccio italiano.
2011 – Sommosse popolari in Libia. Dopo giorni di silenzio il Governo Italiano prende le distanze dalla dittatura chiedendo di fermare i bombardamenti sui civili.
Ed ecco le dichiarazioni di ieri di Saif Gheddafi, figlio del Raìs: Siamo scioccati dalla posizione italiana. Berlusconi è nostro amico, siamo vicini, siamo amici. Potevamo aspettarci questo dalla Francia, dalla Gran Bretagna, dalla Svezia: non dall'Italia. I cinesi ci appoggiano, come i brasiliani, gli indiani, i russi, il Sudafrica: ma dove sono finiti gli italiani? Abbiamo un futuro comune. Se noi perdiamo la battaglia qui, voi sarete i prossimi. Se noi vinciamo, voi sarete salvi"

mercoledì 23 febbraio 2011

l'olio più buono del mondo? quello libico



In tutti questi anni di rapporti, di visite e di accordi solo adesso ci si rende conto che Geddafi era, è e sarà un dittatore?
Il governo sta tenendo due piedi in una scarpa, cercando di salvare il salvabile nel settore economico.
L'opposizione alza la voce solo quando il dittatore sta cadendo, troppo poco, troppo tardi.
L'olio fa gola a tutti!



lunedì 21 febbraio 2011

La relatività della carta stampata


Roberto Saviano per raccontarla ha impiegato un’intera puntata del celebrato ‘Vieni via con me’. Si parla a più non posso, oramai, di quella che di recente è stata denominata ‘macchina del fango’. Questo mezzo di potere attraverso i media, e quindi stampa e poi tv, per modificare la visione della realtà, distorcerla; ed è dall’antica Roma, se non addirittura prima che ha un’importanza fondamentale nei giochi politici. È infatti capace di creare, di trasformare una persona, di gettare fango (appunto) e modificare la percezione di una persona d’alto rango. Qui entra l’attualità. Si può dire che il Presidente del Consiglio, o chi per lui, sia ricorso a questi mezzi. Ma non si può neanche negare che verso di lui una certa parte di stampa, che ama definirsi libera, abbia cercato di sparare un pò di questa fanghiglia anche su di lui. La domanda sorge spontanea:  E se come afferma lui medesimo tutti i fatti di festini e orge poliziesche, e infermieristiche, fossero solo una montatura dei media? Probabilmente non è così, ma sicuramente la possibilità che il ‘Quarto Potere’ crei un qualcosa dal nulla è più che fattibile. In questo caso – su cui sarebbe pericoloso addentrarsi fino a che i magistrati non diranno qualcosa il 6 aprile prossimo, si aspetta impazienti – Berlusconi sarebbe solamente la vittima di uno scherzo politico capace di ribaltare la sua posizione, la sua credibilità, il suo potere. Qualsiasi giornale, sito di informazioni o gruppo editoriale potrebbe muovere questo apparato per screditare, sminuire e modificare la percezione che si ha di un individuo, di un’istituzione o di un partito. Dico che non si tratta di qualcosa di nuovo, ma di un gioco di vecchio stampo, dalla congiura di Catilina al caso Dreyfuss. La stampa non solo ha il potere di influenzare opinioni dell’elettorato, ma quello efficace di creare una situazione sconveniente, accumulare indizi che da soli sarebbero inconsistenti, e costruire o ricostruire quindi l’immagine di qualcuno rendendolo impresentabile. Si può citare il celebre caso del Watergate in cui due giornalisti del Washington Post, Woodword e Bernstein ( impersonati con eccellenza da Hoffman e Redford in un noto film del ‘76), eliminarono politicamente il presidente degli Stati Uniti, Mr. Richard Nixon. Sorge spontanea un altro quesito: qual è il confine tra investigazione giornalistica e propaganda politica dei mass media per eliminare qualcuno politicamente? La stampa, da mezzo secolo la televisione e recentemente il web sono un’arma formidabile, invincibile, nella loro potenza capaci di ribaltare la realtà, diventano il mezzo della relatività della storia. Come tutte le armi sono pericolose e non bisogna lasciarle in mano ai bambini.

giovedì 3 febbraio 2011

La politica del vicino è sempre più verde!

Schiamazzi, urla, battute, insulti, pestaggi. Signori non siamo di fronte ad un classico battibecco fra due ubriachi alle 2 di mattina fuori dal solito bar, ma all'interno delle nostre centocinquantenarie istituzioni.
Molti potrebbero affermare che tutto ciò accade a causa di una classe dirigente inefficiente, poco colta e solo interessata al potere. Ma è veramente così? Questa situazione non si presenta in altri paesi democratici come Stati uniti o Inghilterra. Per capire la nostra condizione bisognerebbe analizzare il retroscena politico a partite dalle 2 Grandi Guerre. Purtroppo la nostra politica è stata costituita da due blocchi politici nettamente diversi, il liberismo e il comunismo, per non parlare anche del nostro passato di estrema destra. Il PCI era considerano uno dei più forti partiti comunisti all'interno dell'Europa occidentale,ma ovviamente l'Italia era anche alleata con gli Stati Uniti durante la Guerra Fredda. All'Interno dei paesi Anglosassoni questa feroce contrapposizione tra liberismo e comunismo non vi era, semplicemente perché i partiti di sinistra erano poco rappresentati e le visioni autocratiche della destra erano mal digerite. In America, sia il partito democratico che quello repubblicano avevano e hanno la stessa visione basilare e centrale dello stato, proprio perché condividono la stessa cultura liberista. Pare ovvio che queste divisioni in Italia non sono cosi marcate come un tempo, ma vi inviterei a consultare i curriculum dei nostri politici per vedere in quali partiti hanno fatto gavetta, vedrete che provengono quasi tutti dalle stesse divisioni politiche di un tempo. Per non parlare dei nuovi partiti: Futuro e Libertà è il nipote dell'MSI, partito che fino al 1995 era attivo con la fiamma tricolore in bella vista; Il Partito Democratico è anch'esso nipote del PDS, un partito che solo nel 1998 toglierà dal suo stemma la falce e il martello.
Senza un fondo culturale comune non ci può essere facile comunicazione, poiché gli attori politici non si riconoscono reciprocamente, l'obbiettivo primario diventa rovesciare il governo della fazione opposta. L'ostilità implica odio e i partiti sono portati a vedere di fronte a se un nemico piuttosto che un avversario politico. Questa lotta continua provoca un forte impatto sulla stabilità interna e l'opposizione e la maggioranza non cooperano. Qualsiasi governo di sinistra o di destra, avrà sempre un opposizione che sarà restia a collaborare e troverà qualsiasi mezzo democratico e non per sconfiggere ed umiliare il proprio acerrimo nemico. In 50 anni di storia l'Italia ha avuto 50 governi, questo rivela che ogni anno seguiva una nuova legislatura, sprecando tempo nelle elezioni e nelle campagne elettorali che poteva essere utilizzato per risolvere le questioni spinose del nostro paese.
La soluzione esiste:creare una classe dirigente che non proviene più dalle ideologie arretrate e obsolete. Con ciò non si vuole affermare di rivoluzionare il parlamento immettendo solo giovani ma solo attori con un ideologia nuova e differente.

lunedì 24 gennaio 2011

Qualunquemente, non rompeteci le scatole!


Il titolo di questo breve commento riprende l’azzeccato film del bravissimo Antonio Albanese, non per parlare di cinema ma per approfondire quella che è diventata una parola costante nella sfera pubblica. Il ‘qualunquismo’, cos’è il qualunquismo? Prima di diventare uno dei molti insulti usati da giornalisti e uomini politici essere qualunquista era l’appartenere al “Fronte dell’Uomo Qualunque”, movimento fondato dal commediografo napoletano Guglielmo Giannini nell’immediato dopoguerra. Il fulcro di questo partito era il maggiore allontanamento possibile  dell’individuo dalla sfera politica e dalle azioni statali, ugualmente combattivo verso il comunismo ed il capitalismo della grande industria, contro le tasse e contro l’attività sociale dello stato, difendeva uno sfrenato liberismo economico. Il movimento di Giannini ebbe vita breve e nel 1949 buona parte dei suoi membri confluirono nel Partito Liberale. Le sue idee però non morirono e sono tuttora presenti nella testa di molti italiani. Per aspettare una nuova formalizzazione di queste posizioni si devono però aspettare gli anni ’90. I partiti ‘Forza Italia’ e ‘Lega Nord’ nascono proprio sulla base di queste idee di fondo, cioè una completa avversione verso il politico di professione, verso un’attività specificatamente politica. Berlusconi nella sua ormai celeberrima - e si può azzardare storica - discesa in campo si propose come l’uomo dell’antipolitica, come l’imprenditore prestato al gioco dell’organizzazione statale, da troppo tempo questa in mano a grigi burocrati di partito. Lui vinse, e continua a vincere, proprio marciando su questa generalizzata sfiducia che gli italiani hanno nelle istituzioni e nelle figure dei professionisti della politica, visti oramai solamente come intralcio al bene comune. Altro personaggio bandiera di queste idee è stato il comico genovese Beppe Grillo, negli ultimi anni protagonista della scena politica del nostro paese. Anche lui però ha iniziato dicendo che la politica <fa schifo> ed è finito con il candidarsi alle primarie del Partito Democratico, dalle sue idee sparate a colpi di megafono nelle piazze italiane e da comunicati del suo blog è nato il‘Movimento 5 Stelle’ presente alle elezioni in non poche circoscrizioni.
 Qualunquismo è dunque antipolitica, ma si può veramente parlare di antipolitica? Sono convinto che quest’azione di per se coincida con la politica, ma che questa possa diventare però pericolosa dal momento in cui inizia a distruggere le fondamenta su cui si basa una repubblica democratica. Si potrebbe valutare quindi in una possibile chiave positiva quell’antipolitica qualunquista che tende a diminuire determinate funzioni dello Stato, e che potrebbe servire quindi da spinta ad una buona funzione di chi si è preso l’onere di amministrare la cosa pubblica;  non però quella imbarbarita, quella contro tutto e tutti, quella che “non vi è liberta dove vi è lo stato”, che può pericolosamente sfociare in antiparlamentarismo, e quindi contro lo stesso sistema democratico che ci permette di parlare di queste cose. Non sembra però un po’ un controsenso per il  Qualunquista entrare in politica? In fondo, come diceva Giannini,  il suo unico  sogno è quello “che nessuno gli rompa le scatole!”

lunedì 17 gennaio 2011

123...il valzer nucleare

Un passo avanti e uno indietro.
è come il libro scritto da Lenin. Dopo il Congresso del Partito Operaio Socialdemocratico Russo il Compagno critica i suoi diretti avversari menscevichi e mira ad una rivoluzione, un passo avanti e due indietro.
è come una danza. La Russia e gli Stati Uniti dal 2011 si tengono strette e ballano sul mondo,un passo avanti e uno indietro. 
è come un abbraccio, ma si sfidano. Dall'11 Gennaio le due grandi potenze lavorano insieme contro la proliferazione nucleare e per lo scambio di tecnologia atomica.


Eppure il Valzer è in continuo movimento,oscillazioni repentine ma mai casuali. tutti i passi sono premeditati, i due ballerini sono dannatamente bravi in questo.
La Russia ha iniziato i suoi due passi indietro. Entro il 2015 prevede di creare tre reggimenti di caccia militari con sofisticati equipaggiamenti. Tra il Cremlino e la Venezuela è stato creato un accordo per una centrale nucleare nel paese latinoamericano, è iniziata anche una transazione per l'acquisto di armamenti di produzione russa. il caso poi vuole che i problemi fra Stati Uniti e Venezuela si siano intensificati: causa una "scaramuccia" riguardante l'ambasciatore americano, pare abbia offeso il paese dove è stato ospitato, Chavez è molto arrabbiato.
La Spagna ha espulso due diplomatici russi accusati di spionaggio, la Gran Bretagna ne ha espulso uno.
La Bp, il colosso inglese del greggio che ha causato un disastro ecologico negli Stati uniti, ridisegna le alleanze e si schiera con la Russia. I deputati Americani rispondono stizziti al riguardo.
Il Valzer però è un ballo di coppia, i due ballerini devono muoversi all'unisono per continuare la loro danza.
Infatti l'aviazione statunitense ha creato un nuovo tipo di bombardiere capace di sganciare testate nucleari. Obama è d'accordo per uno scudo missilistico che protegga Europa e Stati Uniti.In Francia si vocifera che la CIA abbia collaborato con il Mossad per sabotare il programma nucleare iraniano.

Nonostante negli ultimi anni vi sia stata una parvenza di distensione, i rapporti fra i due paesi non sono mai stati di fiducia, ma di reciproco utilizzo: i buoni rapporti possono portare benefici sia agli Stati Uniti, non proliferazione nucleare e guerra al terrorismo islamico, sia alla Russia, rilancio economico e la fine dell'espansione della NATO.
Ma la (finta) distensione avvenuta nel 2009 è bruscamente ridimensionata con i fatti accaduti a fine 2010 appena descritti e probabilmente quello dell'11 Gennaio 2011 è l'ultimo accordo di questa temporanea calma. 

giovedì 13 gennaio 2011

Obama si, Obama no, Obama forse


Quando nella notte del 4 dicembre 2008 i due stati in bilico, Ohio e Florida, conquistati da Bush nel 2004, sono stati colorati di blu, il popolo democratico americano ha iniziato a festeggiare. “Con questa elezione il cambiamento è arrivato in America”, sono state le prime parole di Barack Hussein Obama, ‘Cambiamento’, ‘Change’, la parola d’ordine di tutta la sua campagna elettorale. L’uomo più importante del mondo, il simbolo dell’occidente, era, per la prima volta, un afroamericano. Si è parlato di compimento del sogno americano nel suo senso più alto. Le impopolari riforme ed interventi militari dell’amministrazione precedente hanno sicuramente giovato alla buona immagine del presidente eletto, rendendolo il nuovo simbolo di rinascita democratica, il presidente di internet e dei giovani, l’uomo della provvidenza. Ma quanto ha fatto il volto nuovo dell’America da quando, ormai due anni fa, è stato eletto? 
Non è facile darsi una risposta, e ancora più complicato è poter valutare un presidente ancora in carica, ma è possibile tracciare un bilancio dei fatti compiuti fino ad adesso. Nessun giudizio di valore quindi, ma un semplice e approssimato calcolo di ciò che finora l’amministrazione democratica di Obama è riuscita a condurre in porto. Sono 500 quelle che, estratte da discorsi, interviste, commenti e dichiarazioni in campagna elettorale, vengono considerate ‘promesse’, soprattutto da parte della stampa antagonista, dell’elettorato Repubblicano e della sua frangia antigovernativa, il neonato movimento del ‘Tea Party’. É naturale che si possa discutere sul numero in questione, ma queste promesse rimangono inevitabilmente molte. Proverò ad elencare quelle che forse sono state le più clamorose di fronte agli occhi sognanti del mondo in delirio per l’Obama-mania, o i cui risultati hanno, o avrebbero, più risonanza a livello internazionale:
-         La chiusura della prigione per terroristi di Guantanamo Bay (bloccata)
-         La fine dell’uso della tortura (in progresso)
-         Assicurare i confini dall’immigrazione e difenderli dal terrorismo (in progresso)
-         Stanziamento di 45 miliardi di dollari per gli investimenti nel settore delle fonti energetiche alternative  (in progresso)
-         Via i militari dall’Iraq... (promessa mantenuta)
-         ...e più militari in Afghanistan (promessa mantenuta)
-         Riforma sanitaria sul modello del welfare state europeo (compromesso)
Per quanto riguarda la chiusura della base di Guantanamo, il progetto tanto voluto dall’elettorato più liberal che vorrebbe l’attuale amministrazione il più lontano possibile da quella precedente che tanto operò nella base, si è arrivati ad uno stallo, causato dal ‘no’ deciso del Congresso. In ambito di tortura, riguardo alla quale il Presidente è stato categorico nel definirla ‘inumana’, e riguardo al discusso sistema di difesa del territorio da gruppi terroristici organizzati e dall’immigrazione, l’amministrazione è riuscita a fare passi avanti. Lo stesso vale in relazione alle dichiarazioni sulle fonti energetiche: Obama ha già creato quasi 3 milioni di posti di lavoro relativi alle fonti sostenibili ed alternative, i cosiddetti “Green jobs”, con l’obiettivo promesso di arrivare a 5. Non è necessario discutere sulle truppe in Iraq – il presidente è sempre stato contrario all’intervento anche in tempi non sospetti, al contrario della sua ex-rivale alle primarie Hillary Clinton - e tanto meno in Afghanistan. Qualche parola in più è invece da dedicare alla riforma sanitaria; negli ultimi anni è sempre stata imputata la mancanza di un sistema sanitario efficiente e gratuito nel paese simbolo della democrazia occidentale. Un cambiamento in questo senso è stato uno dei cavalli di battaglia dei Democratici durante la campagna elettorale, e si può affermare che un progresso vi è stato: con questa riforma duramente attaccata – tanto da dare del socialista ad Obama -  i minori di 26 anni sono infatti dal 2010 coperti completamente, viene introdotto l’obbligo di stipulare un’assicurazione sanitaria assicurando una copertura del 95% e offrendo dei benefici fiscali, senza i quali molte persone troverebbero difficile permettersi un'assicurazione e le aziende con più di 50 impiegati vengono obbligate a contribuire alla spesa se questa è a carico dei contribuenti. Come ho già detto non si può ancora dare un giudizio di valore sull’operato del “Presidente Nero”, ma si può per certo fare chiarezza su ciò che viene o non viene fatto. Come si dice sempre in questi casi, solo la storia saprà giudicare.